domenica 4 settembre 2016

Se ho l'Huntington non godo delle tue disgrazie: è così?



Recita così un articolo pubblicato il 19 luglio sulla versione online della gloriosa rivista Cortex.
In realtà il titolo dell'articolo è Your misery is no longer my pleasure: reduced schadenfreude in Huntington's disease ma non riguarda il confronto tra due periodi di tempo al quale farebbe pensare quel 'non è più', come se una volta i soggetti avessero provato più piacere per le sfortune altrui...

L'ipotesi degli autori - Sandra Baez, Hernando Santamaría-García, Janni Orozco, Sol Fittipaldi, Adolfo M. García, Mariana Pino, Agustín Ibáñez - è che nella malattia di Huntington sia alterata l'esperienza di schadenfreude (piacere per le disgrazie che capitano al prossimo).


Quali sono i loro presupposti? 
 
1- l'esperienza di schadenfreude è stata correlata a livello neuroanatomico con l'attività dello striato ventrale (Cikara e Fiske, 2013; Takahashi e coll., 2009)
2- nelle persone con diagnosi di Huntington – sintomatici o presintomatici – lo striato ventrale risulta danneggiato

=> allora appare ragionevole andare ad esaminare proprio in questa patologia le alterazioni di schadenfreude.

Pertanto, per verificare l'ipotesi, sarebbero essenziali: un gruppo di pazienti con malattia di Huntington e relativi dati clinici e neuroradiologici (per dimostrare l'alterazione dello striato ventrale), un gruppo di controllo con relativi dati neuroradiologici (per dimostrare una non alterazione dello striato ventrale).

Nuclei della base

Come chiarito dagli autori, nessun altro studio ha esaminato prima questa ipotesi.
This study aims to bridge the gap.
E aggiungono:
we conducted an unprecedented study on schadenfreude in manifest HD patients and their asymptomatic first-degree relatives
 
 
Tre anni prima, Cikara e Fiske (2013) definiscono la schadenfreude come una risposta contro-empatica al dolore altrui e analizzano il ruolo determinante del gruppo di appartenenza e degli stereotipi.
La pietà o l'empatia sono risposte comuni ma non universali, affermano, una risposta alternativa è il piacere o il godimento per le disgrazie altrui.
Specificano anche che la letteratura scientifica dimostra che i soggetti difficilmente tendono a dare un punteggio di piacere superiore a quello intermedio su una scala di valori, probabilmente per effetto della desiderabilità sociale (per questo molti studi usano oltre alle risposte dirette anche misure indirette elettrofisiologiche).
I soggetti tenderebbero, quindi, a minimizzare il piacere derivante dai mali del prossimo per non essere giudicati male dall'esaminatore.

L'innesco è dato da un'altra emozione sociale: l'invidia. Cikara e Fiske dimostrano che lo status e la competitività delle persone descritte in appositi scenari sono sufficienti a prevedere l'intensità di schadenfreude percepita. Quindi, basta accentuare i fattori che scatenano l'invidia per aumentare l'intensità del piacere per le disgrazie altrui. Proprio per questa suscettibilità alle variazioni del contesto di valutazione è necessario usare più metodi per la presentazione degli scenari e per la misura della schadenfreude.

Takahashi e colleghi (2009) affermano che la schadenfreude è strettamente collegata all'invidia ed è più probabile che la sperimentiamo verso persone in posizioni vantaggiose o rilevanti. L'invidia è modulata dalle caratteristiche del soggetto osservato. 
I dati comportamentali del loro studio dimostrano che una più intensa schadenfreude è collegata a una più intensa invidia e che la schadenfreude è scatenata dalle disgrazie di una persona invidiata (in posizione vantaggiosa o rilevante rispetto a sé) ma non dalle persone non invidiate. Con i dati neuroradiologici di risonanza magnetica funzionale, Takahashi e colleghi hanno dimostrato una modulazione dell'attività dello striato ventrale al variare dell'intensità di schadenfreude, mentre la corteccia cingolata anteriore si attiva in proporzione all'invidia percepita. 
L'invidia è considerata come una condizione in cui si percepisce un contrasto tra sé e l'informazione emergente in un confronto sociale.

Quindi, invidia e schadenfreude sono strettamente collegate e per scatenarle si può manipolare il contesto sociale con cui ci confrontiamo. Tuttavia, per poterle esprimere con sincerità dobbiamo non essere condizionati dalle aspettative di chi ci osserva o dal nostro bisogno di approvazione (desiderabilità sociale).

Torno allo studio in questione.
Baez e colleghi per sottoporre a verifica sperimentale la loro ipotesi utilizzano tre gruppi di soggetti:

  • 21 soggeti affetti da malattia di Huntington con diagnosi clinica e genetica;
  • 19 familiari (figli o fratelli/sorelle, non è specificato il numero per ciascuna categoria) senza sintomi neurologici e senza diagnosi genetica;
  • 23 soggetti senza sintomi neurologici, né storia di malattie.
Il primo punto debole riguarda i soggetti:

1) per i pazienti, non sono descritte le caratteristiche cliniche dettagliate e non sono fornite informazioni sulle alterazioni neuroanatomiche né sulla gravità di malattia. Dal momento che per gli autori l'alterazione dello striato ventrale è il fattore fondamentale che causa le alterazioni nelle emozioni sociali specifiche dell'Huntington, la mancanza del dato anatomico basa i risultati su una supposizione e li rende deboli;

2) i familiari dei pazienti possono non essere affatto presintomatici: solo l'analisi genetica avrebbe potuto dimostrarlo. Quindi nel gruppo scelto dagli autori possono essere presenti sia familiari sani, sia familiari affetti che ancora non presentano i sintomi di malattia;

3) i controlli sono persone sane ma dai dati del MOCA (Montreal Cognitive Assessment) risultano ai limiti del cut-off per il declino cognitivo lieve (gli autori non forniscono i dati di validazione per la propria popolazione). 
I dati del MOCA (15.7 per i pazienti, 23.6 per i familiari e 22.2 per i controlli) e la bassa scolarità (7.0 anni per i pazienti, 6.5 per i familiari e 6.1 per i controlli) sono due importanti variabili che possono condizionare i risultati. Gli autori riferiscono di aver controllato le analisi statistiche per gli effetti dei punteggi al MOCA ma non è specificato quando e dove.
Infine, i controlli non hanno un'esperienza di assistenza (non è specificato che ce l'abbiano) e questo può differenziare molto la loro percezione del prossimo rispetto a quella di pazienti e familiari, forzatamente condizionata fin dalla diagnosi di una malattia che cambia le storie di vita e la visione del mondo.

Diventa allora difficile discernere i fattori causali neurologici e neuroanatomici dai fattori causali psicologici e contestuali. 
In altri termini, non è possibile capire se le eventuali diverse intensità nelle emozioni sociali provate dipendano dal vivere in un contesto di malattia e non in altri o dall'avere proprio quella malattia e non altre.


Gli autori sottopongono i tre gruppi di soggetti alla lettura di frasi che descrivono diverse situazioni. 
 
In una prima condizionesituazioni fortunate o neutre -, dopo la lettura di ciascuna frase, ciascun soggetto deve quantificare l'invidia provata su una scala da 1 (nessuna invidia) a 9 (estrema invidia). 
Nella seconda condizionesituazioni sfortunate o neutre -, dopo la lettura di ciascuna frase, ciascun soggetto deve quantificare il piacere provato in una scala da 1 (nessun piacere) a 9 (estremo piacere).

Ad esempio, tra le 8 frasi per le situazioni fortunate ci sono:

Lei/lui ha vinto la lotteria (non è specificato il genere usato)
Lei/lui ha ottenuto un lavoro migliore perché conosce il capo
Sebbene lei/lui sia anziana/o sembra giovanissima/o

Esempi delle situazioni sfortunate:

Lui/lei è stato denunciato/a per corruzione
Il suo ragazzo/la sua ragazza ha una relazione con un'altra donna/un altro uomo
Il suo account di Facebook è stato chiuso dopo la pubblicazione di foto inappropriate

Le situazioni neutre erano solo 4 (2 in ogni condizione):

Oggi lei/lui ha lavato i suoi vestiti
Lui/lei è venuto/a in banca per pagare una bolletta
Lui/lei ha preparato una torta di compleanno
Lui/lei ha spento la luce prima di uscire

Tutte le frasi sono state prima sottoposte a un gruppo di 109 soggetti (63 donne, 46 uomini; età media: 35.62 anni; istruzione 18.5 anni) che hanno completato la stessa procedura in due condizioni. 
Per tali soggetti, appena più giovani e molto più istruiti dei soggetti dei tre gruppi dello studio, il valore medio di invidia è stato di 3.72 (ds=1.81) e il valore medio di schadenfreude è stato 4.4 (ds=2.18), 1.29 (ds=0.68) per le prove neutre.

Se confrontate con gli scenari utilizzati nello studio di Takahashi e colleghi (2009), le frasi-situazioni di Baez e collaboratori sono piuttosto semplici e delineano solo superficialmente il contesto e il protagonista. 
Nello studio di Takahashi e colleghi gli scenari erano diversi per i soggetti donne e uomini e diverse erano le combinazioni di caratteristiche del protagonista in termini di abilità e rilevanza. Ad esempio, per le donne uno scenario con caratteristiche di elevata abilità e bassa rilevanza era il seguente:

Si è iscritta a un corso di letteratura e i voti dei suoi esami sono eccellenti. Fa parte della squadra di pallavolo ed è forte come attaccante. Vorrebbe lavorare alla banca locale. Il suo colloquio è andato bene. Preferisce la campagna e lo stile di vita tradizionale giapponese. È popolare tra gli studenti maschi.

Un altro scenario con media abilità e bassa rilevanza era:

Si è iscritta a un corso di letteratura e i voti dei suoi esami sono mediocri. Fa parte della squadra di pallavolo e sta in panchina. Vorrebbe lavorare alla banca locale. Il suo colloquio non è andato bene. Non è popolare tra gli studenti maschi. 

Cambiare le condizioni dello scenario è fondamentale per far variare le intensità di invidia e di schadenfreude, perché entrambe non hanno valori assoluti. Pertanto, solo il confronto tra più scenari può dare validità alla misura delle loro percezioni.

Tornando a Baez e colleghi, ecco i risultati per i tre gruppi di soggetti:

- pazienti, invidia=3.8 (DS=2.0) e schadenfreude=3.3 (sd=1.2);
- familiari, invidia=3.6 (DS=2.1) e schadenfreude=3.1 (sd=1.9);
- controlli, invidia=3.0 (DS=2.9) e schadenfreude=5.4 (sd=2.0).

Alle analisi statistiche, i punteggi dei pazienti e dei familiari per la schadenfreude sono significativamente più bassi di quelli dei controlli, mentre i tre gruppi non sono diversi per i valori dell'invidia. 
Gli autori affermano con soddisfazione che la loro ipotesi è confermata: 
This is the first study investigating schadenfreude and envy in HD patients and their first-degree relatives. As expected, we found that schadenfreude was selectively reduced in both HD patients and relatives, while envy remained unimpaired. Our results illuminate social emotion impairments in HD and may have important clinical implications.

Non è chiaro (e non è discusso dagli autori) perché non vi siano differenze tra i tre gruppi nell'invidia, data la sua stretta relazione con la schadenfreude. Il gruppo di controllo ha anche un valore superiore di schadenfreude rispetto a quello ottenuto dai 109 soggetti dello studio preliminare (5.4 versus 4.4) ma neppure questo viene discusso.

Manca almeno un altro tipo di scenario oppure un metodo indiretto di esame (ad es. psicofisiologico) per poter verificare se la direzione delle differenze osservate sia sistematica. Solo la presenza di più situazioni può far comprendere l'intensità della schadenfreude, altrimenti non abbiamo dati sufficienti per dire quale sia il punto critico, in una scala da 1 a 9, per poter parlare di franca schadenfraude.
Infine, gli autori non chiariscono l'avvenuta comprensione delle situazioni (fortunate, sfortunate e neutre) da parte dei diversi gruppi di soggetti nella fase preliminare e nella fase sperimentale, informazione importante, viste le eterogeneità nel livello cognitivo e nel grado di scolarizzazione.

In base ai loro risultati gli autori concludono che:

  • si tratta di risultati senza precedenti (non discussi, nelle conclusioni non sono neppure descritte le limitazioni dello studio, come di consueto)
    Future studies should confirm and extend these unprecedented findings.
  • i risultati riflettono (con un salto concettuale) i disturbi ben consolidati nel sistema della ricompensa
    This could reflect well-established impairments in reward processing shared by individuals with manifest and premanifest HD (Enzi e coll., 2012)
  • i dati sui familiari sono attendibili e anche altri studi hanno reclutato soggetti vulnerabili per l'Huntington (familiari) ai quali non sono state fatte analisi genetiche. A questo proposito citano due studi ...della stessa autrice:
    Baez S, Herrera E, Gershanik O, Garcia AM, Bocanegra Y, Kargieman L, Manes F, Ibanez A. Impairments in negative emotion recognition and empathy for pain in Huntington's disease families. Neuropsychologia. 2015 Feb;68:158-67

    Kargieman, L., Herrera, E., Baez, S., Garcia, A.M., Dottori, M., Gelormini, C., Manes, F., Gershanik, O., Ibanez, A., 2014. Motor–language coupling in Huntington's disease families. Front. Aging Neurosci. 6, 122.
  • l'elaborazione delle emozioni sociali costituisce un indicatore potenziale dell'esordio o della vulnerabilità dell'Huntington
    Gli autori avevano affermato qualcosa del genere anche nel precedente studio del 2015 su un altro indicatore:
    our results suggest that emotion recognition impairment may be considered as a potential biomarker of HD onset and progression
        
La smania di voler scoprire il marker (un indicatore precoce) porta a qualche leggerezza metodologica. 
 
Lo studio della schadenfreude è di grande interesse per la psicologia sociale e può aggiungere informazioni all'indagine delle popolazioni cliniche. Tuttavia, come tutti gli studi di psicologia sociale richiede un impianto metodologico molto rigoroso per controllare la varietà di tutte le variabili implicate.
Bisognerà aspettare altri dati per superare queste debolezze del metodo sperimentale e dell'indagine clinica: al momento, le insufficienti conclusioni si basano su supposizioni enfatizzate.

Un titolo così suggestivo relativo a una malattia come l'Huntington sarebbe stato giustificato solo da un solido impianto sperimentale e da risultati forti, altrimenti suona come beffa.


Su Schadenfreude e Glückschmerz invito a leggere anche: Se tu perdi io rido, se tu vinci io piango.

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