domenica 12 aprile 2015

Una selezione di grandi miti sullo sviluppo del bambino. Parte prima.



Stephen Hupp e Jeremy Jewell hanno raccolto 50 miti sull'età evolutiva nel libro Great Myths of Child Development, pubblicato a febbraio per Wiley-Blackwell.

I sottotitoli ideali per gli autori sarebbero:

Quello che ogni genitore ha bisogno di NON sapere.

Quello che ogni studente ha bisogno di NON studiare.


Hupp e Jewell si inseriscono nella serie già iniziata da Lilienfeld e colleghi (2011) e definiscono come 'miti' tutte quelle fiduciose affermazioni che i professionisti fanno, senza avere alcuna prova scientifica. Il riferimento è al pediatra Benjamin Spock - che tranquillizzava i genitori con il suo mantra “Sai più di quello che pensi” (tradotto in: 'Sai più miti di quello che pensi') – ma anche a Freud, Sears e altri.
Lilienfeld e colleghi spiegano i miti come sforzi tesi ad afferrare alcuni dei misteri della vita e citano il sociologo e filosofo della scienza tedesco Klaus Manhart (2005) per il quale, anche in una prospettiva storica, il mito rappresenta il tentativo di spiegare l'altrimenti inspiegabile.

Elencano tre motivi fondamentali per i quali è necessario smontare i miti psicologici:

1. possono essere dannosi;

2. possono provocare danni indiretti;

3. possono intralciare il pensiero critico anche in altri ambiti.


In questa prima parte ho selezionato e rielaborato due 'grandi miti' dall'elenco di Hupp e Jewell. Di altri scriverò in seguito.


Mito #21
La caratteristica distintiva della dislessia è l'inversione delle lettere.
Il segnale più precoce della dislessia – fin dall'ultimo anno della scuola dell'infanzia al primo della scuola primaria – è rappresentato dalla lettura o scrittura di alcune lettere in modo speculare.

Si tratta di una credenza diffusa anche tra gli insegnanti delle scuole dell'obbligo e tra i docenti universitari, convalidata da personaggi dei film e articoli di stampa.

Origini
Come ricostruiscono Lilinfeld e colleghi (2011), il mito risale al 1925, quando il neurologo americano Samuel Orton introdusse il termine strefosimbolia per indicare l'inversione delle lettere, osservata in alcuni suoi piccoli pazienti. Orton la ipotizzò come causa della dislessia, che, a sua volta, riteneva dipendesse da un insufficiente sviluppo della dominanza cerebrale dell'emisfero destro. Come trattamento, propose la lettura allo specchio.

Realtà
La dislessia è un disturbo neuropsicologico degli apprendimenti scolastici, che interessa in modo specifico la traduzione dei caratteri scritti delle lettere e delle parole nei suoni di una lingua. La dislessia evolutiva si manifesta durante lo sviluppo normale del bambino e dopo la scolarizzazione. Ci sono poi altri disturbi di lettura 'acquisiti', che sono causati da specifici danni cerebrali.
La dislessia evolutiva non dipende da disturbi alla vista o da difficoltà cognitive globali. La diagnosi viene formulata da uno specialista solo quando la prestazione di un bambino alle prove di lettura è sistematicamente inferiore a quella dei bambini della sua età e si differenzia da una prestazione nella media a tutte le altre prove neuropsicologiche.
L'inversione delle lettere è un tipo di errore che si osserva frequentemente nel primo anno di scuola primaria nella maggioranza dei bambini e non è tra i più frequenti nella dislessia. Lo specialista deve misurare i tempi di lettura, la correttezza di lettura (per parole, non-parole, brani) e altri processi cognitivi correlati.
La dislessia evolutiva interessa una percentuale compresa tra il 3% e il 3.5% di bambini e ragazzi in età scolare. I dati del MIUR del 2013, relativi all'anno scolastico 2011/2012, indicano un'incidenza percentuale totale dell'1.2% nella scuola primaria e secondaria (di I e II grado), con ampie variazioni tra le regioni, ad indicare che si tratta di una condizione ancora sottodiagnosticata - a smentire così un altro mito che vorrebbe un'alta percenutale di dislessici nelle classi.

Lilienfeld SO, Lynn SJ, Ruscio J, Beyerstein BL. I grandi miti della psicologia popolare. Raffaello Cortina Editore, 2011.



Mito #44
L'ordine di nascita è un importante fattore nella formazione della personalità.
Una credenza tipica vuole che i primogeniti siano più responsabili, assertivi e prepotenti, che i mediani siano più concilianti e diplomatici mentre gli ultimogeniti più ribelli e irresponsabili.


Origini.
Libri, rassegne e articoli scientifici hanno messo in relazione l'intelligenza, il conformismo, il narcisismo, la coscienza morale, ecc. con l'ordine di nascita all'interno di una famiglia.

Critica
La maggior parte di queste ricerche si è limitata a studiare i rapporti all'interno delle famiglie, senza considerare le attitudini e i comportamenti con altri coetanei e altri adulti nei diversi contesti extrafamiliari (la scuola, la piscina, la palestra,...), che s'incontrano durante lo sviluppo cognitivo e affettivo.
Molti psicologi continuano a sostenere tale mito, nonostante gli errori commessi dai precedenti studi e le prove contrarie.

Realtà
Come chiarisce Judith Rich Harris (2002), l'ordine di nascita ha effetti osservabili all'interno del contesto familiare, ad es. nei diversi rapporti con i primogeniti o con gli ultimogeniti.
Ma le differenze con cui i genitori crescono i figli – aumentando l'esperienza e riducendo l'incertezza nascita dopo nascita – hanno uno scarso effetto sulle attitudini e i comportamenti dei figli al di fuori della famiglia.
Una ricerca attendibile e valida deve quindi tenere conto del ruolo di tutti i contesti di vita nella formazione di personalità.
Finora gli studi condotti seguendo questo metodo hanno fornito controprove al mito.
E prestando attenzione a tutti gli esempi – non solo a quelli che confermano la credenza – tra le persone che conosciamo o tra le persone famose - possiamo vedere come il mito lentamente si sgretola.
Prendiamo a esempio Rita Levi-Montalcini: non aveva certo le caratteristiche 'mitiche' di un'ultimogenita! E aveva anche una gemella. La sua determinazione, la sua passione e responsabilità la portarono – attraverso le difficoltà, l'emigrazione forzata per le leggi razziali, la costruzione di un ambulatorio domestico – fino al Nobel per la Medicina nel 1986 e a tanti riconoscimenti. È stata anche senatore a vita e un modello di donna libera e impegnata per i diritti civili.
Ci sono altrettanti esempi a prova e controprova del mito e questo significa che l'ordine di nascita non è un fattore sufficiente a prevedere la personalità di una persona.

Harris, J. R. (2002, January 17). Why do people believe that birth order has important effects on personality? Retrieved [april 11th, 2015] from the World Wide Web: http://judithrichharris/tna/birth-order/index.htm



Prossimi miti sotto la lente...

Mito #16

Mito #26
La pipì a letto è un segnali di gravi problemi psicologici.

Mito #28
I disegni contengono specifici segnali che permettono di identificare i problemi inconsci

Mito #33


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